Quante volte è capitato di sentire la storia di qualcuno che ha messo un registratore nell’auto del coniuge, o ne ha tracciato il GPS, per dimostrarne l’infedeltà? Quante altre quella di una persona che ha cercato di dimostrare gli illeciti aziendali registrando una conversazione, magari durante un viaggio d’affari, con un socio o un capo?
Questi avvenimenti accadono più spesso di quanto si possa immaginare. Alcune persone decidono di rivolgersi a dei professionisti del settore, come il personale qualificato delle agenzie investigative. Altre agiscono in autonomia e cercano di portare agli occhi di un avvocato le prove raccolte.
Ma registrare qualcuno a sua insaputa non è sempre legale. La legge italiana, infatti, sancisce i limiti della legalità di certe azioni a prescindere che siano svolte da professionisti del settore o da soggetti privati.
I limiti della legalità: tracciamento GPS, microspie e registratori
Facendo riferimento alla legge sulla privacy, in particolare ai principi che regolano le registrazioni private, è consentito utilizzare microspie e registratori durante una conversazione solo nel caso in cui:
- Chi registra è presente sul luogo, in modo che il parlante può decidere cosa dire o meno al proprio interlocutore;
- Chi registra non lo fa all’interno di uno spazio che risulta essere privata dimora della persona registrata.
Per quanto riguarda le registrazioni all’interno di un veicolo, negli anni, i confini della legalità sono risultati spesso nebulosi e, solo di recente, la Cassazione ha deciso di fare chiarezza su ciò che può costituire reato effettivo e su ciò che può essere ritenuto un luogo effettivo di privata dimora.
A livello legislativo, nella giurisprudenza di legittimità, la nozione di privata dimora è da sempre oggetto di contrasto e discussione.
Spiare in auto: ecco cosa dice la legislazione italiana
Inizialmente la legge italiana ammetteva l’utilizzo di microspie, registratori e tracciamenti GPS all’interno di qualsiasi autoveicolo, a patto che la persona intenta a registrare fosse fisicamente presente all’interno del mezzo. Gli autoveicoli, infatti, non venivano considerati come un luogo di privata dimora.
Successivamente, la Cassazione ha modificato in parte l’orientamento legislativo e ha iniziato a considerare alcune tipologie di autoveicolo luoghi di privata dimora, in particolare quelli costruiti o modificati (sin dall’origine) per adempiere anche alla funzione di struttura abitativa. Si pensi a tutti quei mezzi come camper, roulotte e caravan utilizzati sia come mezzo di trasporto sia come casa mobile.
Per quanto concerne le automobili, dunque, sembra che queste non si configurino come luogo di privata dimora se utilizzate principalmente in quanto mezzo di trasporto.
In conclusione spiare qualcuno tramite l’utilizzo di microspie, registratori e GPS all’interno di un’auto e all’insaputa altrui è possibile, purché il veicolo a quattro ruote non rientri nella nozione di dimora privata e a patto che chi registra sia fisicamente presente assieme al soggetto registrato. In caso contrario, si commette reato di illecita interferenzanella vita privata delle persone e le prove raccolte tramite registrazione non potrebbero mai essere ritenute ammissibili a un eventuale processo, proprio perché acquisite in maniera illecita.